Il discorso del Papa a Trieste è un vero compendio di Dottrina Sociale della Chiesa. Una vera bussola per tutti coloro che sono impegnati nelle istituzioni, a tutti i livelli e in ogni ambito. Lo ringraziamo per questo.“Possiamo prevedere luoghi di confronto e di dialogo e favorire sinergie per il bene comune – ha detto Francesco – Se il processo sinodale ci ha allenati al discernimento comunitario, l’orizzonte del Giubileo ci veda attivi, pellegrini di speranza, per l’Italia di domani”. Dal Papa dunque viene una conferma della bontà di questo processo, che come Adlv abbiamo sempre ricercato con costanza e apertura. Eppure nei mesi scorsi non sono mancate le occasioni in cui il nostro messaggio in Vaticano non è stato recepito o addirittura ignorato. Per dialogare davvero, per confrontarsi bisogna essere almeno in due.
Noi per il dialogo ma c’è chi lo rifiuta
Come Adlv abbiamo raggiunto i 600 iscritti, e la nostra speranza è che davvero anche in Vaticano si possa generare una nuova era di concertazione, intesa nel senso più genuino. Non possiamo nascondere che ci sono enti che in questi anni hanno instaurato con noi un rapporto dialogico, che ha anche portato frutti. Ma dall’altra parte notiamo che ci sono soggetti che considerano le rappresentanze dei dipendenti, le voci dei dipendenti come un elemento di disturbo. Per noi però c’è sempre spazio per intervenire nello specifico delle questioni, senza pregiudizi o voglia di difendere presunti privilegi.
Noi per un ambiente di lavoro in Vaticano più sereno
La nostra azione nel campo dei diritti dei lavoratori in Vaticano è un vera “passione civile”, fatta di impegno durante il tempo libero e a costo anche di non essere ben visti da questo o quel dirigente. Riprendendo dunque quello che il Papa mette in luce vogliamo “imparare sempre più e meglio a camminare insieme come popolo di Dio, per essere lievito di partecipazione in mezzo al popolo di cui facciamo parte”. Come cattolici, come cristiani impegnati nel sociale e a servizio della Santa Sede ci sentiamo davvero in cammino, per costruire un ambiente di lavoro più proficuo. D’altronde riforme che riguardano il mondo del lavoro in Vaticano sembrano in arrivo. C’è una spiccata spending review che comporta anche non poche esternalizzazioni. Ecco perché il ruolo dell’Ulsa va rafforzato, questa struttura va resa più operativa e capace di intervenire nelle mutazioni in corso.
Non occupiamo spazi
E un altro passaggio del Papa ci ha colpito: “Tante volte pensiamo che il lavoro politico è prendere spazi: no! È scommettere sul tempo, avviare processi, non prendere luoghi. Il tempo è superiore allo spazio e non dimentichiamo che avviare processi è più saggio di occupare spazi. Io mi raccomando che voi, nella vostra vita sociale, abbiate il coraggio di avviare processi, sempre”. Per noi queste sono parole scolpite nella pietra. Quello che stiamo cercando di fare in Vaticano è proprio avviare processi affinché tutti i lavoratori si sentano valorizzati, affinché si parta davvero dal basso nel considerare le varie esigenze.
Più soddisafazione è più motivazione anche in Vaticano
Questo comporta per noi non poca fatica, perché di fronte ai diniego rischiamo di essere presi dallo scoramento, dalla sensazione che paga di più farsi ‘gli affari propri’. E invece continuiamo sulla nostra strada, convinti che un dipendente stimolato è più motivato. Lo dimostra anche una ricerca dell’Università di Oxford, secondo la quale un lavoratore soddisfatto aumenta la sua produttivà di almeno il 12%.
Agiamo a tutela dei salari, pensioni, famiglie
Ecco perché non molliamo. Non molliamo quando chiediamo che siano i regolamenti, periodicamente revisionati, a governare i rapporti di lavoro anche in Vaticano. Non molliamo quando chiediamo che siano modificate le provvidenze per le famiglie, che ad oggi in sostanza toccano quasi esclusivamente i mono reddito, Non molliamo quando chiediamo maggiori tutele per le famiglie che hanno un disabile nel proprio nucleo. Non molliamo quando chiediamo che stipendi e pensioni siano difesi dall’erosione del carovita. Non molliamo quando chiediamo che la meritocrazia, basata sui curricula e sul saper fare, abbia la meglio. Continuiamo quindi a fare il nostro lavoro, in modo imperterrito, che è quello di fare mediazione, di creare un punto tra dipendenti e superiori affinché questi siano sempre ascoltati e valorizzati. Lo sappiamo, è un compito non facile, ma qualcuno, come in tutte le organizzazioni dove vige lo Stato di diritto, lo deve pur fare.