Di grande interesse le parole rivolte dal Papa ai dipendenti vaticani presenti all’udienza odierna sulla necessità di dialogo e confronto con i superiori in caso di difficoltà. Lo ringraziamo per il suo intervento che avvalora maggiormente la nostra attività e il tenace perseguimento dei nostri obiettivi. Da sempre, infatti, l’ADLV propone agli organi di governo di intavolare un confronto leale e franco, basato su un costruttivo scambio di idee, sulla presentazione di proposte di miglioramento o mediazione e sull’ascolto. Cominciamo a perdere il conto delle lettere scritte a questo riguardo. La risposta, in molti casi, è un assordante silenzio.
Le istituzioni non vogliono riconoscere l’Adlv
Alcune istituzioni, soprattutto quelle chiamate ad amministrare gli affari economici, non sembrano avere intenzione di aprirsi a questa modalità di interlocuzione né di riconoscere gli scopi statutari dell’ADLV, che ad oggi (chissà perché) conta più di 800 iscritti. Sembra quasi che i superiori non abbiano voglia di risolvere i reali problemi dei dipendenti vaticani, concentrati piuttosto su quelli economici, il che getta anche un’ombra sulle politiche di gestione e di valorizzazione delle risorse umane che, come dice il Santo Padre, con grande pazienza e senso del dovere, contribuiscono a sostenerlo nella sua missione. Il personale è una risorsa, non un costo. Il personale ha famiglie da mantenere e curare, alle quali dà lo stesso valore che la Chiesa ha insegnato a dare, e ricordiamoci che ogni sacrificio per il dipendente ricade anche su esse.
In Vaticano no al paternalismo, sì ai diritti
Il chiacchiericcio, la paura, i commenti vili ed erronei vengono alimentati proprio dalla mancanza di un dialogo diretto, saggio e lungimirante. Tanti lavoratori vaticani sentono la necessità di una rappresentanza collettiva, perché i problemi non possono né devono essere affrontati caso per caso. Questa strada, infatti, non fa che alimentare il paternalismo e soffocare i diritti. E di questo i dipendenti vaticani sono stanchi. L’ ADLV, istituita da San Giovanni Paolo II per aiutare i Capi dicastero a migliorare le condizioni di lavoro in Vaticano, è determinata a far valere il nobile intento per cui è nata.