Adlv, prima udienza per i due colleghi Ior licenziati perché sposatisi

Licenziati perché si erano sposati, si apre il processo vaticano sulla coppia dello Ior. Ed è scontro

Da Repubblica del 30.01.2025, di Iacopo Scaramuzzi

Si è aperto in Vaticano il processo civile intentato contro l’Istituto per le opere di religione (Ior) dai due ex dipendenti che lo scorso autunno hanno perso il lavoro dopo essersi sposati. All’inizio di una udienza che ha visto le due parti contrapposte anche sulla ricostruzione dei fatti, lo Ior ha rifiutato una “soluzione transattiva” che la coppia, presente nell’aula del tribunale vaticano, avrebbe preso in considerazione.

Il nodo del nuovo regolamento
Ai due ex dipendenti della “banca vaticana”, Domenico Fabiani e Silvia Carlucci, è stata applicato un nuovo regolamento, pubblicato il due maggio del 2024, che stabilisce che “la celebrazione del matrimonio canonico tra un dipendente dell’Istituto e un altro dipendente dell’Istituto o di altre amministrazioni dello Stato della Città del Vaticano costituisce causa di perdita dei requisiti di assunzione”. Si tratta di una norma anti-familismo, peraltro diffusa nel mondo della finanza e del credito, tesa a garantire il buon funzionamento dell’istituto e l’assenza di conflitti di interessi, tanto più necessari in una realtà dove vengono trattati dati finanziari riservati. Innovazione che va inquadrata nella più ampia riforma promossa in questi anni prima da Benedetto XVI e poi da Francesco, per rendere lo Ior, un tempo porto delle nebbie della finanza bianca, una realtà in linea con gli standard internazionali.

Nello specifico, la nuova norma prevede che se due dipendenti si sposano uno dei due deve rinunciare al proprio impiego nello Ior. La tagliola per la nuova coppia è scattata con il loro matrimonio, celebrato il 31 agosto del 2024, e il licenziamento – o, per usare il linguaggio dello Ior, la perdita dei requisiti di assunzione – è avvenuto il primo ottobre. Ma – è la contestazione – i due ex dipendenti hanno annunciato il loro matrimonio già a febbraio del 2024, una volta ottenuto l’annullamento rotale dei loro precedenti matrimoni, e cioè prima dell’entrata in vigore del nuovo regolamento. “Quando noi abbiamo informato l’istituto che ci sposavamo”, spiega a Repubblica Domenico Fabiani a margine dell’udienza, “eravamo in piena regola con il regolamento all’epoca vigente: dopo le nostre pubblicazioni l’istituto ha fatto uscire con una mail il nuovo regolamento, quindi hanno applicato il regolamento in modo retroattivo”.

Niente conciliazione
Nel corso della prima udienza del processo presieduto è emersa tutta la distanza tra la coppia e lo Ior. Il nuovo presidente del tribunale vaticano, Venerando Marano, succeduto in questo ruolo a Giuseppe Pignatone, ha esordito chiedendo se le due parti avevano verificato la possibilità di soluzione transattiva. L’avvocato della coppia, Laura Sgrò, ha detto che i suoi assistiti non hanno sinora ricevuto “nessuna offerta transattiva” e che erano “ben disponibili a accogliere ogni eventuale soluzione”, perché, ha precisato, “ci dispiace molto che siamo finiti qua”. L’avvocato dello Ior, da parte sua, Roberto Lipari, ha detto che l’istituto ha esperito tutti i “tentativi per conciliare le esigenze” dell’istituto con quelle dei dipendenti, ci sono stati “diversi momenti in cui le parti avrebbero potuto risolvere diversamente la questione”, ma, ormai, “lo Ior ritiene che non vi siano margini di conciliazione”.

“Nessuna offerta alternativa”
A margine dell’udienza la coppia ha chiarito di non aver ricevuto un’offerta di lavoro alternativa: “Non siamo mai stati chiamati, non abbiamo mai avuto nessun tipo di colloquio con i nostri dirigenti e il direttore, siamo stati solo chiamati per ricevere disciplinari, questi momenti di conciliazione non li ricordo e non ho problemi di memoria”, ha detto Silvia Carlucci. “Non c’è stata mai alcuna offerta di nessun altro tipo di lavoro”, ha detto Domenico Fabiani. “Penso sia facile intuirà a chiunque abbia famiglia e abbia appena contratto un mutuo per una famiglia di cinque persone”, ha detto la donna, “che l’istituto ben sapeva, che decidere a due mesi dal matrimonio quale testa doveva saltare era inconcepibile umanamente ed economicamente”.

Controversia sul mobbing
La contrapposizione è emersa anche su altri aspetti della vicenda. La coppia, come traspare dal riepilogo della causa letta in aula in introduzione della seduta, sostiene di essere stata oggetto di “mobbing” e “plurime condotte di persecuzione” da parte dei vertici dello Ior, e di avere per questo subito “danni patrimoniali e non patrimoniali”. Danni ancora “da quantificarsi” perché i due, ha spiegato la loro avvocata, sono tuttora “in cura” per le conseguenze di quei comportamenti. La coppia, ancora, chiede il reintegro al lavoro e chiede che gli atti giudiziari siano trasmessi al Papa per conoscenza. L’istituto che ha sede nel torrione Niccolò V ha respinto “tutte domande dei ricorrenti in quanto infondate e pretestuose”, ribadisce l’opportunità del nuovo regolamento, smentisce ogni forma di mobbing o anche di “demansionamento” nei confronti degli ex dipendenti e denuncia, invece, il “gravissimo danno di immagine e reputazione” subito. “Lo Ior non è un moralizzatore della vita privata delle persone”, ha puntualizzato l’avvocato Lipari, “è intervenuto in questo caso perché l’evoluzione della vita privata delle persone determina conseguenze sulla possibilità di funzionamento dell’istituto e quindi l’istituto deve intervenire per salvaguardare l’indipendenza, l’oggettività e la coerenza che lo Ior deve offrire a tutti i dipendenti”.

Il ruolo del Papa
Quanto alla domanda di trasmettere gli atti al Papa è “totalmente inammissibile”, ha detto l’avvocato, e “tra l’altro – ha aggiunto in riferimento a una lettera a Francesco resa nota nei mesi scorsi – esistono modi diversi di comunicazione con l’autorità superiore dei quali i ricorrenti si sono avvalsi: se ritengono fondamentale il coinvolgimento della superiore autorità dovranno farlo con modalità diverse da quelle processuali”.

Una questione delicata
“Noi speriamo nel Santo Padre perché la situazione che si è venuta a creare con una famiglia che si ritrova con i due adulti senza il lavoro è in contraddizione con i giusti discorsi che fa il santo padre sulla difesa e la costruzione della famiglia”, afferma Fabiani. Da parte sua lo Ior “non rilascia commenti, nel pieno rispetto delle autorità competenti”. L’istituto guidato da Jean-Baptiste de Franssu (presidente) e Gianfranco Mammì (direttore generale) “desidera inoltre riaffermare il proprio impegno nel percorso di rinnovamento intrapreso dieci anni fa, adottando le migliori prassi internazionali nell’industria dei servizi finanziari e interpretando appieno lo spirito di cambiamento assegnatogli dalla legge”. Il presidente del tribunale è tornato nel corso dell’udienza a “confermare la disponibilità, anche nel prosieguo della causa, a eventuali proposte transattive qualora dovessero maturare nel dialogo tra le parti”. Di certo, ha detto il giudice Venerando Marano, è una vicenda caratterizzata da “complessità e delicatezza”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *