Adlv, lavoratori vaticano

Dalla Adv un appello per aiutare Domenico e Silvia

“Senza uno stipendio, ormai è davvero difficile programmare anche il domani. L’emorragia di spese che subiamo ogni giorno ha danni pesantissimi su di noi e sui nostri figli”. A scrivere sono i due colleghi dello IOR licenziati subito dopo essere convolati a nozze.  A distanza di un anno dalla pubblicazione del nuovo Regolamento dell’Istituto, che ha segnato l’inizio del loro calvario, Domenico e Silvia chiedono nuovamente il nostro aiuto per riportare l’attenzione sulla loro situazione, per far capire a tutti che vorrebbero continuare a vivere del loro lavoro, in modo dignitoso e indipendente.

Ancora necessaria una conciliazione

Sono centinaia le dichiarazioni di solidarietà nei loro confronti che l’ADLV ha ricevuto da quando il caso è scoppiato, circa un anno fa. Ora, purtroppo, la parola è passata al Tribunale e, ad oggi, non sembra esserci stato molto margine per il dialogo. L’ADLV avrebbe sperato in un maturo appianamento delle tensioni, in una conciliazione tra dipendenti e responsabili basata sulla comprensione e sul sereno confronto, qualità necessarie per sedare le ostilità, come il Santo Padre ha più volte ribadito dall’inizio del suo pontificato, invitando a “sradicare le premesse di ogni conflitto” e invocando “una sincera volontà di dialogo, animata dal desiderio di incontrarsi più che di scontrarsi”.

L’Adlv lancia il suo appello

Tanti sono i colleghi e i conoscenti che periodicamente ci chiedono un aggiornamento della loro situazione, che vorrebbero sapere come i due coniugi stiano affrontando questo periodo così difficile, quanto questa condizione di precarietà stia incidendo sugli equilibri familiari e sulla loro salute psico-fisica, quale sia il loro stato d’animo di fronte all’incertezza di ogni giorno e, soprattutto, come possano essere concretamente aiutati. Come Associazione penseremo a qualche iniziativa per supportarli, affinché tante persone si uniscano al nostro appello accorato di chiudere al più presto questa dolorosa vicenda.

Il dialogo sia costruttivo

Percorriamo sempre la strada di un dialogo costruttivo che porti alla buona e giusta soluzione di questo caso, mettendo così in luce il volto accogliente e benevolo della Chiesa. Ricordiamo che il nuovo regolamento dello IOR, che prevede il divieto per i dipendenti dell’Istituto di sposarsi tra di loro, ha avuto nella pratica effetti retroattivi (questo aspetto è molto importante da sottolineare) perché, nel momento in cui è entrato in vigore, i due colleghi avevano già fissato la data delle nozze, terminato tutti i preparativi, fatto le pubblicazioni canoniche e civili. Di tutto questo l’Istituto era già a conoscenza, come di tutta la loro situazione, sin dall’inizio, essendo stati i colleghi sempre trasparenti e corretti nei confronti dell’Istituto. A riprova di ciò, ricordiamo che a Silvia era stato perfino concesso l’anticipo del TFR per l’acquisto della casa. Sulla base di quanto detto, sarebbe stato utile prevedere un periodo di “congelamento” per i futuri sposi, proprio per evitare le complicazioni che ne sono scaturite.

I coniugi Ior senza tutela

Avremmo confidato in una maggiore umanità, in una decisione meno drastica, considerati anche i buoni propositi della coppia di regolarizzare la loro unione davanti a Dio. Ripetiamo la domanda che ci siamo già posti: il regolamento dell’Istituto può prevalere sul diritto canonico? Ci saremmo aspettati un’offerta di lavoro presso un’altra istituzione vaticana o italiana. Ci siamo rivolti anche ai dirigenti dello IOR ma i nostri appelli sono caduti nel vuoto. Il risultato è che i genitori di tre bambini sono al momento senza stipendio e non hanno la possibilità di godere di ammortizzatori sociali, come accade invece in Italia. In sostanza, dopo il licenziamento e in attesa che venga accertata la fondatezza delle ragioni presentate dall’Istituto, ai coniugi non viene garantita alcuna tutela (es. assegno di disoccupazione).

Come aiutare i due colleghi licenziati

Al di là della tematica previdenziale, che sollecitiamo da anni, continuiamo a confidare in un atto di clemenza e giustizia che permetta a queste persone di essere reintegrate nell’ambiente lavorativo, in attesa del giudizio del Tribunale che potrebbe tardare ad arrivare. Chiunque potesse aiutarli a trovare un’occupazione, più o meno attinente alle loro competenze, o in qualsiasi altro modo concreto, è pregato di contattate quest’Associazione al seguente indirizzo di posta elettronica: associazione.adlv@gmail.com

A Silvia e Domenico, e alla loro famiglia, oltre ad esprimere piena solidarietà, auguriamo ogni bene e offriamo, nei limiti delle nostre possibilità, tutto il nostro supporto e i nostri più affettuosi auguri. 

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