Il 1° maggio, in Vaticano, è la festa di San Giuseppe lavoratore. Papa Francesco ha dedicato una parte importante del suo magistero proprio al valore del lavoro e, come ADLV, riteniamo che questa ricorrenza sia un’occasione preziosa per ribadire la necessità di mettere al centro l’uomo e non la pura produzione. In ciò consiste la cristianità di questa festa.
Il dialogo ci sia ma non solo a parole
I lavoratori vaticani prestano servizio a supporto del Santo Padre e della sua missione e, in questo periodo di sede vacante, alcune categorie (es. il settore dei media vaticani) stanno compiendo sforzi significativi per accompagnare la Chiesa in questa fase di delicata transizione. Memori di quanto disse il Pontefice in occasione degli auguri natalizi, il 21 dicembre 2024, intendiamo ribadire alcuni concetti chiave. Francesco infatti sottolineò: “Se qualcuno ha qualche difficoltà speciale, per favore parlate, ditela ai responsabili perché noi vogliamo risolvere tutte le difficoltà e questo si fa col dialogo, si fa col dialogo e non gridando e non tacendo. Si dialoga, sempre!”. Il dialogo per noi è una via obbligata e ci auguriamo che, non solo a parole, in Vaticano si rafforzi uno spirito sinodale di ascolto e collaborazione sui temi del lavoro.
Con l’Ulsa confronto nel reciproco rispetto per l’ascolto dei lavoratori
Con i responsabili dell’ULSA, in continuità con quanto fatto anche in precedenza, abbiamo rinnovato la nostra intenzione di intraprendere un percorso basato sul reciproco rispetto e sulla riproposizione di alcuni valori applicabili in tutti gli Stati avanzati: primo fra tutti la necessità di ascoltare le rappresentanze dei lavoratori, se si vuole davvero arrivare a costruire un ambiente che faccia del ‘bene comune’ una pratica concreta, e non un concetto puramente teorico. Ecco perché ci auguriamo che anche col nuovo Pontefice si prosegua su questa via, che, negli anni scorsi, abbiamo percorso con determinazione e costanza, benché non tutti i Capi Dicastero o Presidenti di enti/uffici abbiano dimostrato di apprezzare questa nostra volontà di dialogo e confronto.
Tutelare soprattutto i lavoratori vaticani più fragili
L’ADLV ormai conta su più di 800 iscritti, su una visibilità e un’operatività che negli ultimi 5 anni sono notevolmente cresciute. Come associazione di lavoratori vaticani, ufficialmente riconosciuta con rescritto papale, continuiamo a renderci disponibili a interfacciarci con l’ULSA che, in spirito di piena e fattiva collaborazione, segnala alle varie amministrazioni problemi legati alle condizioni di lavoro, suggeriti anche dall’ ADLV. Consapevoli della nostra importanza e del delicato compito assegnatoci negli anni ’80, siamo disponibili a collaborare con tutti e a ottenere lo status giuridico che rafforzi la nostra piena riconoscibilità nelle sedi ufficiali. La nostra collaborazione è piena laddove l’interesse dei lavoratori vaticani, soprattutto dei più fragili, diventa obiettivo primario. La cooperazione non tradisce la nostra identità, ma la rafforza.
Lo sblocco dei livelli è stato parziale, c’è una ‘questione salari’
Abbiamo avuto un ruolo importante nel recente sblocco dei livelli, sebbene tale operazione abbia interessato i dicasteri in modo disomogeneo: molto, dunque, resta ancora da fare. Non dimentichiamo che, con una base stipendiale ferma al 2008, il potere d’acquisto dei salari dei dipendenti vaticani si è ridotto, a fronte di accresciuti carichi di lavoro e di meccanismi che non appaiono sempre meritocratici nell’assegnare gratifiche e promozioni. Ecco perché servono sistemi più obiettivi e trasparenti di assegnazione, che prevedano una verifica periodica e oggettiva, quindi dimostrabile, delle competenze dei lavoratori.
Che fine ha fatto l’aggiornamento dei regolamenti?
Ad oggi, sono troppi i regolamenti (quando presenti e non sospesi nel “limbo”) obsoleti, che mettono in luce una visione del mondo del lavoro ormai superata. È stata data prova di un’estrema flessibilità e pazienza, anche durante questo periodo di sede vacante, ed è arrivato il momento di rafforzare quella concertazione che in sede europea ha già dato tanti frutti. D’altronde Papa Francesco ci ha detto che “l’uomo è coinvolto nel lavorare. È la prima vocazione dell’uomo: lavorare. E questo dà dignità all’uomo. La dignità che lo fa assomigliare a Dio. La dignità del lavoro”. Ecco perché il personale della Santa Sede non può essere considerato solo una “voce di spesa”, ma piuttosto una risorsa da valorizzare e motivare costantemente.
Includere i disabili in Vaticano, rafforzare la sanità
Due aspetti ci stanno ancora a cuore. Il primo è la tutela dei più fragili, in particolare dei disabili. E’ ora che anche il Vaticano faccia passi in avanti per includere nei propri organismi queste ‘persone speciali’, perché la disabilità non può essere equiparata all’inabilità al lavoro. Anche dai disabili possono arrivare importanti stimoli sui posti di lavoro. Il secondo aspetto è il welfare. Vanno rafforzate le tutele per le famiglie, prevedendo un assegno per tutti i nuclei con figli; va migliorato il sistema sanitario interno, dando più servizi e opportunità di cura, perché la spesa sanitaria privata sta crescendo anche tra i dipendenti vaticani.
Le battaglie da fare sono ancora molte e l’ ADLV ha intenzione di proseguire nella sua missione di tutela dei diritti dei lavoratori vaticani, senza mai dimenticare il rispetto dei doveri da assolvere.