in arrivo la mini riforma del Fas

Più caro per i nuovi iscriversi al Fas. Ma era proprio indispensabile?

La nuova normativa relativa al FAS prevede, per le nuove iscrizioni, un aggravio non indifferente: se il familiare può essere iscritto al Fondo rientrando nei parametri da sempre previsti – reddito inferiore al 50% di quello percepito da un I livello e convivenza – deve però pagare la quota di iscrizione.

Quali politiche familiari in Vaticano?

Il discorso è lo stesso che facciamo da tempo. Innanzitutto, le politiche familiari, che in Vaticano sono carenti da sempre. In questo caso si rischia addirittura di intervenire sui redditi familiari, con tariffe per la sanità che rischiano in alcuni casi di essere impattanti. Abbiamo sempre chiesto una forma di “quoziente familiare” per far corrispondere i contributi per le famiglie ai redditi e ai patrimoni familiari. Inoltre, è da capire se tale quota che l’iscritto al FAS dovrà pagare sarà commisurata al reddito dell’iscritto. Ad esempio, un sesto livello pagherà quanto un dirigente? Ed eventuali tabelle come saranno redatte, e in base quali principi? E i pensionati, che già percepiscono un assegno inferiore al reddito che avevano quando lavoravano, perché dovrebbero stare a queste norme?

Non c’è ancora una parola chiara sulla disabilità

Ma sorgono altre domande. Se il Regolamento di iscrizione al Fondo è stato modificato, perché non adeguare e modificare alcune incongruenze segnalate da tempo? Ci domandiamo: perché un genitore può essere iscritto al FAS se rientra nei parametri previsti e un figlio maggiore di 26 anni, ma disoccupato e convivente no? Perché la modifica del Regolamento in oggetto non ha recepito le recenti modifiche apportate alle «Provvidenze a favore della famiglia» (Rescritto dell’11 agosto 2025), che equiparano – ai fini delle provvidenze – la disabilità in situazione di gravità all’inabilità? Modifiche da noi prontamente elogiate. Per l’iscrizione al FAS di un figlio con disabilità rimane ancora e solo la possibilità di iscrizione per il figlio totalmente inabile al lavoro. Continuiamo a domandare alle Autorità Superiori: è possibile che in Vaticano un genitore convivente, magari con pensione minima, abbia diritto al FAS e un figlio in situazione di disabilità grave non ne abbia diritto neanche fino a 26 anni (non frequentando certo – essendo in condizioni di disabilità grave – l’università)? I disabili non dovrebbero pagare ticket, come chi ha una patologia cronica.

Perché il bilancio del Fas non è pubblico?

C’è da capire poi perché questa mini riforma? Il FAS ha un bilancio in attivo o in passivo? Quali sono le spese che incidono maggiormente? Lo diciamo perché siamo contributori attivi, di azionisti del Fondo. È un fatto di trasparenza, ma noi pensiamo anche di efficienza. Capiamo che la sanità costi, ma risparmi su questo aspetto alla lunga rischiano di essere deleteri. La prevenzione è fondamentale e alla fine permette di risparmiare. Ma per fare questo bisogna che tutti gli iscritti conoscano il bilancio del FAS.

Adlv non informata, dove è la sinodalità?

Perché le riforme a volte sembrano non parlarsi? Per l’ennesima volta l’Adlv non è stata informata di una decisione che nei fatti ha riflessi importanti sulla vita di molti. I nostri 800 iscritti chiedono proprio di contare di più, almeno nei processi consultivi, magari il confronto con i dipendenti, con chi vive sulla propria pelle le tante realtà della famiglia, potrebbe evitare qualche imbarazzante amnesia. La tanto decantata sinodalità dove è? Trasparenza e condivisione, solo questo chiediamo. Si guarda davvero al beneficio della nostra comunità di lavoro o si guarda solo a fare cassa? Il rischio è che si guardi di più alla seconda opzione. Insomma, per una riforma organica di statuto e regolamento bisognerebbe sentire i dipendenti.


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