Non ci dobbiamo dimenticare anche che nel 2013 i dipendenti non hanno usufruito del benefit riservato per tradizione al periodo della Sede Vacante quando il lavoro è più oneroso e intenso. Si tratta di un periodo nel quale si gestisce un Conclave e i lavoratori dimostrano sempre grande abnegazione, prestando servizio con turni estenuanti h 24 per assicurare a cardinali, vescovi, personale religioso e laico un servizio che senza il quale non sarebbe possibile assicurare le attività di un Conclave, evento unico al mondo. Il lavoro degli operai, delle maestranze e dei dipendenti è un lavoro di fondamentale importanza, che troppo spesso non viene debitamente considerato. So di cosa parlo, visto che ho fatto due Conclavi nei miei 30 anni di servizio alla Santa Sede, quello del 2005 e del 2013. Tagliare le assunzioni, tagliare i servizi o tagliare gli stipendi non è la soluzione al problema. Non serve a nessuno e danneggia l’intera barca di Pietro sulla quale ci troviamo tutti.
Un esempio lampante è l’episodio nel quale il Papa è rimasto chiuso in ascensore perché è stato deciso che nei giorni festivi gli straordinari non possono più essere pagati e quindi i lavoratori stanno a casa. II Pontefice nei giorni festivi si sposta per l’Angelus, quindi gli ascensori del Palazzo apostolico – anche se è domenica – devono funzionare, ma senza ascensorista di turno che supervisiona tecnicamente la salita e la discesa del Pontefice. L’ascensore decide di bloccarsi ma l’ascensorista non è presente. Vengono quindi chiamati i vigili del fuoco che sono erroneamente dirottati sull’ascensore sbagliato. Prima di raggiungere e riattivare quello con il Papa al suo interno impiegano 25 minuti .
Per i dipendenti nel 2013 i soldi per il benefit della Sede Vacante non ci sono stati, ma alla Promotory per la revisione dei conti allo IOR sono stati accordati 10 milioni euro. Per il loro servizio alla Promontory 10 milioni euro sì, ma ai dipendenti che si sono sobbarcati un Conclave nulla.
Il 2013 è stato anche l’Anno straordinario della misericordia durante il quale abbiamo perso il conto delle Udienze, delle Cerimonie e delle Celebrazioni. Quando in un Anno straordinario della misericordia ogni evento è andato bene è perché è stato assicurato un servizio da personale qualificato che ha dalla sua una non indifferente comprovata esperienza. E anche in questo anno ero ancora in servizio e quindi so di cosa parlo.
Ma si sa che la prima frase che ha detto il Regnante nel 2013 visitando per la prima volta la Segreteria di Stato fu “siete impagabili”e i dipendenti non hanno più visto un centesimo di incentivo al loro lavoro. Oltretutto è fatto risaputo che per qualcuno il male più grande dello Stato della Città del Vaticano e della Santa Sede sono proprio i dipendenti. Chi sa far di conto farà bene a fare una distinzione perché ci sono dipendenti e dipendenti, e 10 mila o 25 mila euro al mese non li prendono tutti i dipendenti.
Il Regnante farà bene se vorrà vederci chiaro, perché il male del Vaticano e della Curia romana non sono i dipendenti, perché che se ne dica aldilà delle battute che in Vaticano ci lavora in realtà la metà dei dipendenti che ci sono, gli stessi assicurano h 24 per 365 giorni all’anno servizi essenziali e fondamentali per lo stato e per le “funzionalità” pontificie, cardinalizie, vescovili, dei cittadini, dei residenti, dei pellegrini e dei turisti, che nei decenni hanno potuto godere di uno stato multitasking e multiservice, sempre pronto a rispondere ad ogni aspettativa e ad ogni tipo di evento internazionale. Uno stato limpido e pulito come uno specchio addobbato con le migliori essenze floreali allineato e coperto dalle 50bmila sedie messe in riga in Piazza San Pietro o le 8mila sedie allestite per le celebrazioni nella Basilica vaticana che le maestranze sistemano minuziosamente e meticolosamente. Le maestranze gli operai i dipendenti che si arrotolando le maniche della camicia come i boyscout per lavorare ogni giorno e assicurare acqua, luce, gas, viabilità e ogni tipo di servizio utile all’essere umano in uno Stato che è anche zeppo di edifici uso ufficio che devono tutti girare a regime, dove pc, stampanti e linea internet non possono mancare mai. Non possiamo dimenticare chi questo Stato lo lava e lo stira rendendolo presentabile, il giardino vaticano dopo alcuni mesi senza la professionalità dei giardinieri sarebbe una giungla percorribile solo col machete alla mano. Non possiamo dimenticare chi questo Stato lo rifornisce di ogni genere alimentare. Non possiamo dimenticare chi assicura i servizi quotidiani e giornalieri che non possono essere considerati superflui o un male da debellare. La vigna del Signore senza operai che lavorano nei suoi filari marcisce, perché nei filari ci lavorano gli operai e non i dirigenti. Lo Stato della Città del Vaticano e la Curia romana senza operai e maestranze all’opera sono destinati a chiudere. Da che esistono gli ascensori, ogni volta che un Pontefice prende un un’ascensore, in loco è presente un ascensorista qualificato, per ogni eventualità. Il lavoro festivo ha un costo che in ogni caso si paga se un Pontefice vuole prendere l’ascensore. Lo Stato della Città del Vaticano e la Curia romana sono come quell’ascensore che il Papa ha preso nel quale è rimasto chiuso al suo interno solo ed esclusivamente per le sue scelte. Lo Stato della Città del Vaticano e la Curia romana sono come un ascensore pieno di meccanismi che girano alla perfezione solo se esiste il personale qualificato alla gestione di detti meccanismi. Ma solo quando si resta chiusi dentro l’ascensore se ne apprezza il suo funzionamento.
E ripeto per la terza volta – repetita iuvant – so di cosa parlo. Tutte le feste comandate, Pasqua, Assunzione della B.V. Maria, Natale e altre festività ero in servizio e non con la mia famiglia.