21 giugno 1990
«Santità, compia un viaggio pastorale in Vaticano per ripetere ai nostri amministratori le indicazioni della dottrina sociale cristiana. Il 28 maggio scorso, in cinquecento, hanno fatto una marcia silenziosa nel Cortile di San Damaso, al centro dei palazzi apostolici. Basandosi sulle stesse indicazioni del papa, i dipendenti vaticani chiedono che sia fattivamente onorata la dignità di ciascun lavoratore; siano riconosciuti, tutelati, armonizzati e promossi i diritti economici e sociali di ciascun membro. Già due volte, quest’anno, hanno chiesto con discrezione di avere un’udienza dal papa. Non hanno avuto risposta. Ora lo scrivono apertamente sul loro bollettino e chiedono al pontefice itinerante di fare il viaggio più breve: quello nel proprio Stato, dentro le proprie amministrazioni.
Primo: il riconoscimento dell’Adlv come sindacato e non più come associazione di dopolavoro; secondo: un quadro normativo che consenta all’Ulsa (Ufficio del lavoro della Sede apostolica), istituito il 10 gennaio 1989 dal pontefice, di diventare un vero organo centrale dei problemi del lavoro, con i necessari poteri decisionali. È da tempo, si legge nell’ editoriale, che l’Adlv attende che tale ufficio entri in funzione e che si possano risolvere in un clima di collaborazione questioni ormai decennali. Oggi, da qualche parte viene messa addirittura in dubbio la legittimità dell’Adlv a difendere i diritti e le richieste dei lavoratori. Il riferimento è al fatto che il presidente del sindacato vaticano, Mariano Cerullo, ha avuto una convocazione dal Tribunale dello Stato della Città del Vaticano perché denunciato per diffamazione dal Capitolo di San Pietro, cioè dai canonici che sono addetti alla sacra ufficiatura della basilica vaticana. È grave, scrive l’editoriale, che il presidente dell’associazione si trovi in questi giorni sotto indagine per procedimento penale, in seguito a querela per diffamazione, solo perché è stato scritto sul Notiziario un articolo di solidarietà a un dipendente ingiustamente sospeso dal lavoro e privato dello stipendio da oltre un anno. Tale azione giudiziaria, si lamentano i lavoratori, rischia di diventare l’unica risposta delle amministrazioni alla pressante richiesta di giustizia dei dipendenti, con il pericolo che venga limitata gravemente la possibilità di esprimere opinioni diverse. L’Adlv si rammarica già da adesso che alla maggior parte dei delegati dell’associazione, democraticamente eletti dai colleghi, sia negata la possibilità pratica di esaminare con le rispettive amministrazioni i problemi concreti del lavoro. Tra l’altro, non è neppure previsto un tetto annuo di ore per riunioni sindacali. Nel pacchetto delle richieste dei lavoratori vaticani, c’è anche la revisione degli stipendi, fermi al 1985, e una nuova sistemazione economica per i pensionati».