Testimonianze sulla nascita della A.D.L.V

Non so se qualcuno si è chiesto che cosa ha significato l’arrivo, nel 1982, dell’ADLV in Vaticano per chi ci lavorava già da tempo.
Io sono entrata alla Radio Vaticana nel 1972 – forse qualcuno che legge non era ancora nato – ed ero una delle poche donne – ora sono più di 1000 di cui parecchie con posti di alta responsabilità – che entravamo a far parte di questo mondo prettamente maschile. Siamo state accolte con molta diffidenza, anzi direi con ostilità, ma non dai nostri superiori bensì dai colleghi i quali pensavano, come diceva qualcuno camminando per i corridoi, “ le donne devono stare a casa a fare la calzetta”. Quindi come potete ben immaginare soprattutto all’inizio è stato molto difficile: prima di tutto perché appunto eravamo donne; poi eravamo a contratto rinnovabile annualmente con lo spauracchio delle famose “note di merito di fine anno; se lavoravamo i festivi non potevamo recuperare e non avevamo i straordinari pagati; non avevamo diritto al congedo matrimoniale e varie altre cose. All’epoca (anche adesso forse) nell’immaginario collettivo lavorare in Vaticano significava stare tranquilli e guadagnare molto. Niente di più inesatto di fronte alla realtà e ovviamente non avevamo nessuna possibilità di far sentire la nostra voce per protestare.
In questa situazione, nel 1982, un gruppo di dipendenti ha pensato di costituire un associazione – Associazione Dipendenti Laici del Vaticano – ADLV – che potesse appunto dare voce a chi non l’aveva: “i lavoratori dello Stato Città del Vaticano”.
Questo all’epoca è stato importantissimo per noi, che ci siamo subito iscritti in tanti, perché ci siamo resi conto che attraverso loro, che coraggiosamente e mettendoci la faccia, potevamo far sentire le nostre ragioni e forse avere qualche riscontro perché non eravamo più soli ma c’era qualcuno che combatteva per i nostri diritti. E molte volte, certo non subito, non senza un estenuante dialogo ma con fermezza, sono stati ottenuti dei risultati dei quali ancora oggi godiamo.
All’inizio ci fu molta adesione che poi poco a poco andò scemando perché la gente voleva tutto e subito e battendo il pugno sul tavolo. Ma questo con certo tipo di interlocutori non funziona: ci vuole pazienza, perseveranza, dialogo costruttivo e un atteggiamento positivo ma fermo.
Ora la riorganizzata ADLV ha bisogno più che mai dell’aiuto di tutti noi, perché purtroppo i tempi sono cambiati ed anche gli interlocutori lo sono. Oggi tutto è più difficile ma come tanti anni fa, dove veramente mettevamo in pericolo il nostro posto di lavoro, dobbiamo dare la nostra fiducia alle persone che mettono la loro faccia, sacrificano il loro tempo per cercare di aiutare i colleghi. Certo non sempre ci riescono subito però so per certo che non si scoraggiano e non abbandonano perché stanno facendo, come Cerullo, Arringoli, Cignitti e tanti altri di quel 1982, qualcosa in cui credono.

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