Più tutele per i disabili in Vaticano

Disabili, necessarie più tutele anche in Vaticano

Negli ultimi anni l’azione pastorale della Chiesa cattolica ha prestato attenzione all’inclusione nella vita delle comunità dei disabili e alla loro partecipazione con piena dignità. Anche la dottrina sociale più recente richiede per le persone con disabilità una cittadinanza piena e il riconoscimento, senza discriminazione, del diritto al lavoro (cfr. ad esempio Laborem excercens 22 e Fratelli tutti 98). Quante di queste parole di auspicio, di queste asserzioni di diritti, sono fatte proprie nelle leggi e nei regolamenti della Curia romana e dello Stato della Città del Vaticano relativi ai propri dipendenti e alle loro famiglie? Una famiglia che vive sulla propria pelle le problematiche della disabilità è tutelata e supportata con attenzione? Quali sono gli aiuti per i disabili nel 2022?

Necessario fare di più

Da una prima rapida lettura del Testo unico delle Provvidenze a favore della famiglia e di alcuni regolamenti di uffici vaticani, sembra che molto sia ancora da fare, notando delle divergenze in negativo rispetto alla legislazione similare vigente nello Stato italiano.

Il raffronto con la legge italiana evidenzia meno garanzie in Vaticano

Il Testo unico delle Provvidenze a favore della famiglia distingue giustamente tra disabilità e inabilità, e all’art. 15 prevede la concessione di permessi parentali (fino a un massimo di tre giorni al mese) sulla falsariga della Legge 104/1992 italiana. Ma, le disposizioni attuative del Testo unico, “salvo i casi espressamente autorizzati”, negano a chi richiede tale “provvidenza” di poter poi godere delle prestazioni di lavoro straordinario o di godere del permesso in continuità con le ferie o le festività infrasettimanali. Su tali aspetti la legislazione italiana è, invece, totalmente orientata a favorire l’assistito. Ci domandiamo quale sia la ratio di tale divergenza rispetto alla normativa italiana?

Anche l’assistenza sanitaria è lacunosa

Quando un figlio con disabilità diventa maggiorenne e finisce il percorso di studi (se lo finisce), difficilmente, soprattutto se la disabilità è cognitiva, può intraprendere un percorso universitario, venendo a perdere per il Vaticano quei diritti (come, ad esempio, la possibilità di continuare ad essere iscritti al Fondo Assistenza Sanitaria) riconosciuti, invece, a coloro che proseguono negli studi universitari. Il recente nuovo testo (2021) dell’articolo 3 comma 1 lettera b del Regolamento del Fondo prevede l’iscrizione al FAS, oltre che ai figli frequentanti l’università o percorsi equivalenti, per i soli figli maggiorenni inabili permanentemente a qualsiasi lavoro, non riconoscendola, invece, ai figli con disabilità e invalidità grave (per inabilità permanente al lavoro si intende infatti solo una invalidità del 100%). Alla lettera c dello stesso comma e articolo si prevede però la possibilità di iscrizione al Fondo per i genitori conviventi dell’iscritto, per un fratello o una sorella purché celibi e nubili o vedovi conviventi con lo stesso, anche se in possesso di una pensione minima di vecchiaia. Anche in questo caso ci domandiamo quale sia la ratio di tale discrepanza di intervento?

L’assegno di disabilità più favorevole in Italia

Tralasciamo di affrontare le tante altre problematiche, come i rimborsi o le esenzioni dalle spese sanitarie che una famiglia con persone conviventi con disabilità si vede costretta quotidianamente ad affrontare (in Italia oltre una certa soglia di invalidità, il 66%, le spese sanitarie garantite dal servizio sanitario nazionale sono perlopiù gratuite). Sorvoliamo, anche, sul fatto che per un dipendente vaticano sia più favorevole prendere l’assegno di disabilità in Italia piuttosto che in Vaticano (dove è legato all’assegno per il nucleo familiare), e che anche il tetto reddituale per averne diritto è più elevato nel paese di residenza.

Perché in Vaticano non ci sono post di lavoro riservati ai disabili?

Nonostante le tematiche  sull’inclusione e il “dopo di noi” siano divenute prioritarie nelle politiche nazionali ed europee, in Vaticano non esistono accenni a quote di lavoro per le persone con disabilità (collocamento mirato) e la pensione di reversibilità è prevista nel solo caso di erede permanentemente inabile al lavoro. Un capitolo a parte, inoltre, potrebbe aprirsi rispetto a tutte le tematiche relative all’assistenza e alla tutela dei figli “fragili”, anche se non riconosciuti con disabilità, fragilità che la recente pandemia ha aggravato notevolmente (anoressia, bulimia, depressione, etc…).

Il Vaticano potrebbe essere un’eccellenza nell’inclusione dei disabili

Ciò che preme qui segnalare è il ritardo della legislazione vaticana su questi temi, sulle tutele per i disabili. La Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano, con neanche 5000 dipendenti, potrebbero essere un’eccellenza, oltre che un esempio, per l’attenzione e il trattamento riservato al proprio personale sul tema dell’inclusione, in accordo con la dottrina sociale della Chiesa. Per far questo necessitano della collaborazione di tutti noi dipendenti, delle nostre esperienze di vita, delle nostre esperienze professionali e di quelle familiari.

La Predicate Evangelium parla chiaro

Nel preambolo alla Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, al numero 10, papa Francesco scrive, relativamente al coinvolgimento di laiche e laici nell’aggiornamento della Curia romana: “La loro presenza e partecipazione è, inoltre, imprescindibile, perché essi cooperano al bene di tutta la Chiesa e, per la loro vita familiare, per la loro conoscenza delle realtà sociali e per la loro fede che li porta a scoprire i cammini di Dio nel mondo, possono apportare validi contributi, soprattutto quando si tratta della promozione della famiglia e del rispetto dei valori della vita e del creato, del Vangelo come fermento delle realtà temporali e del discernimento dei segni dei tempi”.

L’Adlv può essere terreno di confronto sulla disabilità

L’ADLV può diventare il luogo di confronto per collaborare a un mondo del lavoro più dignitoso e valoriale. Ma per questo ha bisogno di ognuno di noi, del nostro apporto, dei nostri problemi e delle nostre soluzioni, nutriamo perciò la speranza che il mondo vaticano possa servirsi dell’ADLV per favorire e mettere in pratica una dottrina sociale sempre più a misura d’uomo.

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