Aumentano gli affitti Apsa. Stipendi al palo

La congiuntura economica particolarmente sfavorevole che stiamo attraversando preoccupa non poco i dipendenti vaticani, già provati da provvedimenti restrittivi implementati con netto anticipo rispetto alla “grande emergenza” (v. circolare del 13 febbraio 2014, N.004445/G.N. dell’Em.mo Segretario di Stato, Card. Parolin) e divenuti, col passare del tempo, sempre più stringenti e gravosi.

Da 15 anni niente aumenti

Misure come il blocco dei passaggi di livello funzionale, il limitato utilizzo delle classi orizzontali, il divieto di ricorrere al lavoro straordinario, il totale recupero del monte-ore a carico dell’officiale e il taglio dei bienni (che avrà effetti su liquidazione e pensione) sembrano non dare tregua al dipendente, che riceve uno stipendio ormai “cristallizzato” a circa 15 anni fa (l’ultima revisione delle fasce retributive è avvenuta nel 2008), certamente inadeguato a far fronte al carovita (con un ASI calcolato su base annuale).

I conguagli sono un un ulteriore aggravio

In questo preoccupante scenario l’APSA interviene con ulteriori aggravi. Innanzitutto, vi è stato un adeguamento ISTAT sugli affitti, non proporzionatamente coperto dalla busta paga, il cui incremento ASI utilizza differenti parametri di riferimento. Bisogna considerare che queste decisioni, prese dai Superiori senza concertazione, hanno un impatto significativo e diretto sulla vita del lavoratore. Proprio in casi come questo si sente fortemente l’esigenza di un organo di mediazione come l’ADLV. Inoltre, è stato inviato un conguaglio retroattivo di oneri accessori e spese di riscaldamento, relativo all’ultimo quinquennio, a partire dal 2017, ossia al limite della prescrizione, secondo quanto previsto dalla normativa italiana per le spese condominiali ordinarie, in base all’art. 2948 cc, n.4: “si prescrivono in cinque anni (…) gli interessi e, in generale, tutto ciò che deve pagarsi periodicamente ad anno o in termini brevi”. C’è inoltre da chiedersi come mai, se i bilanci – sia consuntivi che preventivi – debbano essere presentati annualmente, il conguaglio avvenga su base quinquennale. Chi ha potuto esaminare, a tempo debito, la spesa prevista per l’anno successivo o quella calcolata, su base reale, per l’anno appena trascorso? Chi ha mai avuto voce in capitolo sulle singole poste di bilancio a carico del locatario? Chi ha mai potuto sindacare sull’adeguatezza di una somma e sulla corrispondenza dei risultati rispetto alla spesa? Per ricevere un conguaglio attivo, evitando di incorrere in spese tanto ingenti, spesso non è bastato nemmeno aver utilizzato il riscaldamento con parsimonia, laddove vi siano contatori di calore, o averlo tenuto spento. Il risultato finale è impietosamente preceduto dal segno “meno”. Come mai, ci chiediamo, l’APSA, così silente negli ultimi anni, ha atteso tutto questo tempo per effettuare i conguagli? Quanto alla modalità di pagamento, suddivisa in “comode rate” ripartite in un anno per andare incontro al locatario (che di questo ritardato pagamento non ha nessuna colpa), ci si chiede se non sarebbe stato meglio concordarla con l’interessato, valutando anche eventuali proroghe per le persone maggiormente in difficoltà, trattandosi di un arretrato accumulatosi in un quinquennio.

Gli affitti sono davvero vantaggiosi?

Altro capitolo riguarda i continui e frequenti costi di manutenzione ordinaria, spesso originati dalla pressoché assente manutenzione straordinaria. Quanto ai costi di ristrutturazione dell’abitazione, il dipendente che subentra al precedente – che spesso lascia i locali in pessime condizioni – investe parte del suo capitale nell’assicurarsi l’abitabilità dell’appartamento, a futura memoria dei posteri, ricevendo tuttavia il rimborso totale degli impianti idrico ed elettrico e un 30% circa delle altre spese. Sulla rata d’affitto competitiva ci si può discutere. Parte del patrimonio immobiliare gestito dall’APSA, infatti, appartiene ai Capitoli. Spesso, dopo un lungo periodo di attesa in graduatoria, vengono proposti al dipendente questi appartamenti non particolarmente vantaggiosi da un punto di vista economico. È vero che, con l’APSA, c’è una rara possibilità di essere sfrattati, ma è anche vero che lo stesso grado di sicurezza è garantito alla suddetta Amministrazione, che decurta la rata d’affitto direttamente dalla busta paga della maggior parte dei dipendenti. Diversi locatari, nonostante i vantaggi della locazione prospettati alla stipula del contratto, decidono di andar via in anticipo. Inizia così un altro giro di lavori di ristrutturazione, ormai sempre più frequenti all’interno dei palazzi, a gusto del nuovo locatario subentrante (non è comunque un costo costante per l’APSA?).

Il recupero crediti a una società esterna

Non possiamo evitare di menzionare le lettere ricevute, con grande sorpresa, da alcuni affittuari da parte della Cribis Credit Management S.r.l., cui l’APSA ha affidato l’incarico di gestire il recupero credito in caso di insolvenza. Fermo restando il sacrosanto diritto dell’Amministrazione di sanare queste situazioni, ci si chiede perché ricorrere a una società esterna (andiamo verso l’esternalizzazione totale dei servizi?) – anche in questo caso senza alcun preavviso – che interviene con toni piuttosto impositivi e spersonalizzanti, anche in caso di semplici ritardi, intimando che “in difetto di adempimento nel termine di giorni quindici dal ricevimento della presente, APSA potrà decidere di attivare, senza ulteriore comunicazione, le opportune iniziative in sede giudiziaria ai fini del soddisfacimento coattivo delle ragioni di credito con conseguente aggravio di spese e di interessi”. Chiamiamola una semplice questione di stile.     

Serve maggiore comunicazione

In base a quanto detto, le proposte che si vorrebbero avanzare sono le seguenti: ricevere annualmente, in direzione della trasparenza, i bilanci preventivi e consuntivi comprensivi di tutti i dati, inclusi i costi corrisposti all’APSA dai singoli locatari in base ai metri quadri occupati in un determinato stabile e l’elenco delle categorie escluse, da Regolamento, dal pagamento dell’affitto; un intervento sempre più consistente dell’APSA nei lavori di ristrutturazione interna, che dovrebbe essere totalmente a carico del proprietario; una maggiore attenzione alla manutenzione sia ordinaria che straordinaria; un approccio sempre umano nella gestione dei problemi degli inquilini.

L’ Adlv aperta al confronto

Rimaniamo fiduciosi che l’attuale gestione possa ulteriormente migliorare e tenga conto del periodo di preoccupante crisi economica che sta mettendo a dura prova i dipendenti e le loro famiglie per evitare/rimandare l’implementazione di interventi troppo gravosi e impopolari.

Apsa

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