Increduli, anche se lieti per la generosa – e certamente meritata – gratificazione ricevuta dai nostri colleghi. E’ il nostro sentimento alla notizia di un secondo giro di assegnazione di livelli funzionali all’APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) a distanza di poco più un anno rispetto alla prima inaspettata elargizione, che pure aveva generato sorpresa tra i dipendenti del Vaticano.
Quali sono i criteri delle scelte?
Dalla nostra perplessità scaturiscono una serie di domande, a cui vorremmo che qualcuno rispondesse in maniera convincente. I dipendenti, infatti, sono stanchi di ricevere riscontri vaghi e non uniformemente applicabili; di non capire i criteri alla base di determinate scelte (in considerazione delle informazioni fornite); di vedersi ripetere, ormai da anni, lo stesso mantra relativo alla necessità di risparmiare sempre e comunque (che non ammette repliche, seppur ragionate); di assistere a trattamenti disomogenei a parità di condizioni. In poche parole, gli associati vorrebbero essere considerati persone intelligenti.
Perché aumenti in busta paga solo per alcuni?
Fatta questa inevitabile premessa, la prima spontanea domanda è: com’è possibile che, con un deficit di bilancio che si dilata in modo preoccupante, come la Segreteria per l’Economia spesso ci ricorda, soprattutto in occasione delle sacrosante richieste di crescita professionale, l’APSA riesca invece a ricevere un beneplacito che supera ogni ragionevole ostacolo? Ci sono altri Dicasteri della Santa Sede che hanno beneficiato di questo “strappo alla regola” e sulla base di quali motivazioni? La rigidità nell’assegnazione dei livelli funzionali è una peculiare richiesta rivolta agli Enti della Santa Sede o riguarda anche il Governatorato, il Vicariato, lo IOR? Sembra, infatti, che questi ultimi abbiano una gestione più autonoma dell’amministrazione del personale. Se parliamo di giusto riconoscimento, di corretto inquadramento funzionale del dipendente per le mansioni svolte o di necessaria crescita professionale (a proposito, ci chiediamo che fine abbiano fatto i corsi di formazione organizzati dall’ULSA), la stessa gratifica dovrebbe essere conseguita da un cospicuo numero di dipendenti vaticani. Ovvero coloro che sono in logorante attesa di condizioni favorevoli che, tuttavia, tardano ad arrivare.
La meritocrazia davvero conta?
Tornando ai livelli funzionali, la percezione dei nostri associati è quella di una grave disomogeneità di trattamento che non trova chiara spiegazione. A questo punto, è inevitabile far cenno al discorso della meritocrazia: chi non riceve una promozione è davvero meno valido dei propri colleghi, sia del proprio Ente che di quelli esterni? Ci sono regole/parametri obiettivi che garantiscano un’assegnazione equa di livelli/promozioni/premi? Altra importante domanda è: a lungo termine, questa politica della mortificazione del dipendente – spesso privato del giusto riconoscimento per le mansioni svolte, limitato nella sua crescita professionale per carenza di corsi interni specifici, oberato di lavoro a causa della penuria di assunzioni di nuovo organico (nonostante l’introduzione, da parte della SPE o dell’APSA, di un crescente numero di compiti da svolgere) ripaga? Inoltre, come per i livelli, le assunzioni sono bloccate ovunque o solo per la Santa Sede?
Giusto bilanciamento tra gratificazione e risparmio
Crediamo che la mancanza di gratificazione e la constatazione dell’esistenza di meccanismi percepiti come “parziali” portino alla demotivazione della persona, stato che dovrebbe costituire un elemento di grave preoccupazione per qualsiasi azienda, come si evince dalle teorie non proprio banali di Herzberg, Vroom, McGregor, solo per citare alcuni esponenti della psicologia del lavoro. Se è vero, come sottolinea N.R. Augustine, che “la motivazione batterà quasi sempre il semplice talento”, forse è il caso di trovare un bilanciamento tra gratificazione e necessità di risparmio, ove realmente e saggiamente applicabile. Per dirla alla Durand: “Ripetiamo che non si tratta di picchiare a caso. Certo, possono dare dei gran calci su una finitura. Tutto sta nel saper dove picchiare e dove avvitare. Parola di specialista”.
Buonasera, le famose classi orizzontali ( per le amministrazioni classi di merito) che fine hanno fatto non se ne parla più. Faccio presente che per molti dipendenti che non possono avanzare di livello per le mansioni svolte, le classi orizzontali potrebbero essere un premio per il lavoro svolto. Lettera morta .
Falsità, ipocrisia, ingiustizia, mancanza di prospettive, “figli e figliastri” anche con deroghe assurde e paradossali, mancanza di supporto alle famiglie mascherata con inutili “provvidenze”, subdole pressioni più o meno subliminali, paura e soggezione, contando sul servilismo e sul fatto che nessuno ha il coraggio di farsi valere; inganni e false promesse per sfruttare a buon mercato competenze e devozione a fronte di gratificazioni spropositate a chi dispone restrizioni per gli altri.