La notizia del taglio degli stipendi dei Cardinali ha avuto grande risonanza sui media. In pratica, la SPE ha fatto sapere che è “sospesa l’erogazione della Gratifica per la Segreteria e della Indennità di Ufficio finora riconosciute tra gli emolumenti mensili”. Varie sono le questioni. La prima: è corretto intervenire sullo stipendio dei Cardinali che, pur rappresentando il vertice della gerarchia ecclesiastica, percepiscono una retribuzione proporzionata al loro ruolo di rappresentanza e alle responsabilità che esso implica (sicuramente più contenuta rispetto agli emolumenti di altri dirigenti)? Inoltre, in considerazione del guadagno irrisorio che scaturirà da questa disposizione, essendo il numero dei Cardinali di Curia limitato a una trentina di unità, qual è la vera ratio che si cela dietro questa decisione? Facciamo fatica a pensare che si voglia ripianare i debiti della Santa Sede con qualche spicciolo (500 euro circa a Cardinale con il massimo d’anzianità).
Ulteriori tagli per coprire il deficit della Santa Sede?
Tra i dipendenti laici vaticani si è insinuato un dubbio: che sia un’azione preparatoria a ulteriori tagli dei nostri stipendi per coprire il deficit di bilancio della Santa Sede che, a quanto pare, la riforma economica non riesce ad arginare? Ci sono altre categorie che potrebbero essere chiamate a fare questi sacrifici (es. indennità, affitti e benefit dei dirigenti laici) o aree che possano essere trasformate in fonti di reddito/entrate? Auspichiamo vivamente che siano state già valutate tutte queste possibilità. Possiamo solo fare ipotesi, non avendo ricevuto informazioni in proposito.
Il taglio del biennio costa anche 20 mila euro
A chi fosse distratto ricordiamo che i dipendenti vaticani hanno già dato il loro significativo contributo. Gli stipendi in Vaticano sono stati già tagliati. Nel 2021 è stato infatti sospeso un biennio, con relativi effetti sugli stipendi, sul Tfr e sulla pensione. Un risparmio per le amministrazioni che può superare i 20 mila euro per un dipendente che è a metà carriera, per effetto del trascinamento di questo provvedimento nel corso degli anni. Una cifra non da poco, che rischia di frenare molti progetti di vita. Come ADLV, avevamo chiesto che il taglio del biennio non avesse effetti sulla liquidazione e sull’assegno di quiescenza. Ma l’Associazione non è stata ascoltata. Quello che soprattutto strideva, in quel momento, è che una parte dei dirigenti fu esclusa da ogni ‘sacrificio’. Una forma di equità salariale al contrario. Molti ancora se ne chiedono la ragione.
La cinghia l’abbiamo già tirata
Nel frattempo, continuano a permanere in vigore (ma non per tutti) le disposizioni restrittive annunciate nel 2014: i passaggi di livello funzionale sono bloccati nonostante l’aumento del carico di lavoro e delle responsabilità; le ore di straordinario vengono pagate meno di quelle ordinarie, a dispetto di quanto previsto nei Regolamenti; le assunzioni sono ferme così come la rivalutazione degli stipendi (fermi al 2008); aumenta il precariato dei contratti; aumentano le spese sanitarie, ecc. Stiamo tirando davvero la cinghia.
Cala il potere d’acquisto degli stipendi in Vaticano
Tagliare ancora gli stipendi avrebbe effetti pesanti, per vari motivi. I salari, anche quelli vaticani, hanno risentito del calo del potere d’acquisto. Quando l’inflazione in Italia ha toccato il 12% gli stipendi sono stati indicizzati al 5%. Ed è andata peggio a chi aveva una casa del Vaticano, considerato che gli affitti sono stati invece rapportati al costo della vita. Insomma, lo abbiamo già detto diverse volte: i nostri stipendi non sono da nababbi e, anzi, andrebbe messo in atto un meccanismo premiale, che però facesse salvo l’attuale sistema dei livelli. La presenza di scatti salariali è infatti prassi consolidata in molti Paesi occidentali.
Austerità? Ma allora perché consulenze e nuove direzioni?
Come procedere, dunque? Continuiamo a interrogarci sull’utilità delle consulenze esterne che sono state assegnate in questi anni. Quali sono i costi? Quanto esse incidono sul bilancio della Santa Sede? E soprattutto, che cosa hanno davvero prodotto? Quegli studi non potevano esser fatti da personale interno adeguatamente formato? Senza dubbio il costo del personale è da non sottovalutare, ma allora perché, di recente, in vari dicasteri sono stati nominati nuovi direttori e vicedirettori? I ‘sacrifici’ valgono per alcuni e non per altri? Quali sono i criteri adottati per gli avanzamenti di carriera? Come si giustifica l’inquadramento del personale a livelli funzionali molto elevati, senza tener conto della gradualità?
Necessaria l’equità per i lavoratori del Vaticano
I dipendenti laici si aspettano solidarietà, proporzionalità ed equità dalle nuove misure annunciate dalla Segreteria per l’Economia: Se ci saranno tagli essi siano proporzionali alle possibilità di ciascuno toccando gli stipendi più elevati, e preservino le famiglie dei dipendenti. Ricordiamo le parole di Papa Francesco scritte in occasione del World Economic Forum (WEF) a Davos: “La comunità imprenditoriale internazionale può contare su molti uomini e donne di grande onestà e integrità personale, il cui lavoro è ispirato e guidato da alti ideali di giustizia, generosità e preoccupazione per l’autentico sviluppo della famiglia umana. (…) Vi chiedo di fare in modo che la ricchezza sia al servizio dell’umanità e non la governi”.
Stimati amici dell’ADLV
oggi, 30 ottobre 2014, ho visto questo articolo: https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2024-10/processo-palazzo-di-londra-motivazioni-sentenza.html.
Credo che questa lunga rassegna ci aiuti a capire perché ancora manchino parecchi soldi nel Vaticano…e perché ancora si cerchi di ricuperare qualche Euro tramite i lunghissimi e costossisimi processi …
La domanda è: alla fine di tutti questi anni di processo, quanti Euro ha recuperato effettivamente la Santa Sede rispetto delle perdite? Nell’articolo non appare la risposta.
Altra questione per l’Anno Santo, sarebbe perché non si chiede unanimemente al Papa che la Fabbrica di San Pietro solleciti ai turisti e ai pellegrini un contributo minimo volontario che sia poi distribuito in modo proporzionato e “molto sinodale” alla stessa Fabbrica, al Governatorato (Fondo Assistenza Sanitaria), alla Santa Sede (FAS) e alle opere di carità del Santo Padre?
Altra possibilità per ricavare fondi riguarda quella che vediamo tutti i giorni quando la società che gestisce il servizio “Skip de Line” per i Musei Vaticani, ricava migliaia di Euro, senza fare praticamente niente…mentre che i Musei devono pagare gli impiegati, i servizi vari, la sicurezza, ecc…
Perché non può essere il Vaticano stesso chi promuova un unico “Skip de Line”?
Lo dico perché una volta c’erano decine di negozi attorno al Vaticano che vendevano le pergamene delle benedizioni a prezzi elevatissimi, poi il Santo Padre ha determinato che tale affare finisse e che soltanto l’Elemosineria Apostolica fosse L’UNICO ente vaticano autorizzato per ricavare le donazioni dei fedeli per le pergamene…a prezzi molto più sensati!
E’ chiaro che se e quando si vuole agire ragionevolmente… le cose possono cambiare SOSTANZIALMENTE, non credete?
Prego lo Spirito Santo affinché illumini la mente e il cuore delle autorià che devono trovare soluzioni soprattutto ai problemi della credibilità della Chiesa (vedere il recente report sugli abusi su https://www.tutelaminorum.org/annual-report/) e contestualmente anche a tutti i problemi economici e gestionali che riguardano gli impiegati e i pensionati. Cordiali saluti.
Sergio A. Prado. Pensionato.